Le balle e le Canalette

Le Canalette di Sassuolo

di Antonio Zanoli

Quando ero piccolo facevo un incubo ricorrente che ancora oggi mi fa drizzare i peli sulle braccia: ero in Piazza Piccola, c’era caldo umido e buio, rotto solo da lucine fioche. Queste galleggiavano lentamente sull’acqua trotterellante fra i ciottoli delle canalette e assieme a loro tutti i bimbi che erano stati cattivi e che ipnotizzati dalle luci non riuscivano a venire fuori dall’acqua e finivano inghiottiti dalla Piazza. Io arrivavo sempre a pochi centimetri dal baratro, poi mi svegliavo. Si vede che non ero stato poi così cattivo o che le canalette sapevano quanto le adorassi fin da allora.

Oggi sarebbe impossibile per un bambino cadere dentro alle canalette di Piazza Piccola a Sassuolo, perché sono ormai da anni ingabbiate sotto pesanti, grigie grate metalliche. Qualcuno dice per motivi di sicurezza, proprio perché così i pargoli non abbiano a rischiare di essere forse risucchiati ingiustamente insieme a quelli cattivi nelle viscere del nostro salotto cittadino.

Secondo me son balle. Vi immaginate le fontane sparse per tutto lo stivale ingabbiate per sicurezza? O, non dico Venezia, ma quanto meno i canali di Comacchio? Balle…

Io penso che le grate siano lì per offrire maggior appoggio e spazio ai tavolini e vi basti leggere il mio commento sul numero uno di questa rivista per capire quanto apprezzi e sostenga che gli spazi cittadini debbano essere vissuti e perché no utilizzati anche dai locali per i loro affari: ma non a discapito della bellezza, che l’utilitarismo non soffochi le caratteristiche che rendono unica una piazza meravigliosa come Piazza Garibaldi, per noi tutti, “Piazza Piccola”.

Rinnovo dunque l’appello che purtroppo andò inascoltato diversi anni fa, quando presentai un’interrogazione in Consiglio Comunale, chiedendo perché quelle grate fossero lì e perché non si pensasse immediatamente di rimuoverle, ridonando grazia, bellezza e particolarità ad uno degli scorci migliori di Sassuolo. Mi risposero più o meno con un “adesso vediamo”. Ah s’è visto…

Insomma, mi sa che per i bambini di Sassuolo l’incubo non dev’essere più cadere dentro le canalette (che per chi non le conosce sono meno di mezzo metro di profondità e che io riesco a saltare dall’età di 6 anni e scavalcare da quando ne ho 10 o 11), ma vivere in una città che non si vuole bene e che ingabbia le proprie bellezze: se non è per l’interesse di pochi, come sospetto, allora è per inspiegabile grettezza e stupidità.

Ridateci le canalette!