di Francesca Cavedoni
Come ogni città, anche Sassuolo si suddivide in quartieri e in zone, che prendono il nome da tradizioni orali delle quali forse non tutti sappiamo il significato.
Ad esempio all’interno del quartiere Madonna di sotto c’è una zona che viene chiamata “Quattroponti”, nome che tutt’oggi indica la fermata del treno che va a Modena. Ma perché Quattroponti? Già a fine del 1500 si parla del luogo dei Cinque Ponti, e nel Seicento ci si riferisce ad una chiesa, detta appunto dei Cinque Ponti.
Probabilmente questa zona aveva cinque ponti su diversi rii, o sul canale di Modena o sul fiume Secchia. Dobbiamo però fare una digressione: per capire questa abbondanza di ponti bisogna sapere che il fiume Secchia lambiva la Madonna del Macero ( che ora corrisponde alla Chiesa di Madonna di Sotto ) e le colonne del suo portico erano “in ripas Situalae”, sulle rive del fiume Secchia: l’acqua arrivava fino a li! Sulla parete ovest della chiesa c’erano anche delle anelle per legare le barche perché il fiume si poteva passare in molti modi, anche in barca. Da quella zona passavano sicuramente altri ruscelli, che esistono tuttora ma che non vediamo perché sepolti dall’asfalto.
Anticamente, fino all’Unità d’Italia, i ponti erano costruiti di legno ed erano funzionali all’attraversamento, ma estremamente pericolosi perché cedevoli al passaggio dei pesanti carri e vennero quindi sostituiti con ponti di pietra, più solidi e sicuri.
Perché allora oggi non vediamo più il Secchia a Madonna di sotto? Nel 1539 una piena straordinaria deviò il corso del fiume verso Castellarano, questo perché per una particolare conformazione del terreno i fiumi che scendono dell’Appennino tendono a deviare naturalmente verso sinistra.
A questo punto però rimane il mistero del perché da Cinque i ponti siano diventati Quattro; su questo le fonti tacciono e non sappiamo esattamente la motivazione.
Se qualche lettore ne sapesse più di noi non esiti a contattarci via mail: ci farà piacere scoprire qualche dettaglio in più sulla nostra città.
Ringraziamo la prof.ssa Antonia Bertoni per la disponibilità e generosità nel condividere le sue conoscenze e ricerche storiche.