Clelia: severa, bella e mai dimenticata

Clelia Farnese

di Francesca Cavedoni

Sassuolo, città tanto amata dai suoi abitanti, ma ahinoi, per qualcuno non così amabile!
Andiamo indietro nel tempo e nello spazio e pensiamoci a Roma, precisamente a metà del ‘500. A quel tempo che un religioso, anche in vista, avesse dei figli non era insolito e così nacque Clelia, figlia del Cardinal Alessandro Farnese (di cui prese il cognome ) e di una donna ignota: la sua identità è avvolta dal più fitto mistero e dalle molteplici possibilità.

Possibile ritratto di Clelia Farnese, di Jacopo Zucchi.

Clelia visse a Roma, dove si sposò Giovan Giorgio Cesarini: era una donna di rara bellezza, di cui restano descrizioni scritte e un solo dipinto. Venne definita da Montaigne “senza paragone la donna più amabile di allora a Roma” e pare che lo stesso cardinal Farnese solesse dire che “la Clelia sua figliola” era una delle tre cose inarrivabili da lui fatte (insieme a Palazzo Farnese e la Chiesa del Gesù).
Venne poi data in moglie, seconde nozze, a Marco Pio di Savoia signore di Sassuolo.
Non fu un matrimonio felice: Clelia mal tollerava la cittadina, in cui si annoiava e tollerava ancor meno il marito, più giovane, manesco e attaccabrighe. Insomma: Sassuolo proprio non le piaceva, non stava regalandole ricordi felici e la viveva con grande sofferenza.
In assenza del marito pare che Clelia governasse Sassuolo con durezza. Alcuni sostengono che lo facesse perché si trovava ad affrontare un problema sociale molto grande e diffuso per i tempi (una grande carestia) e ci fosse bisogno di particolare fermezza, altri attribuiscono invece l’atteggiamento di Clelia alla poca simpatia per la città e al suo carattere forte e determinato.
Aveva posizioni molte nette e rigide: portiamo come esempio che chi bestemmiava (per identificarlo era sufficiente che, nella apposita cassetta ubicata nella chiesa di San Giuseppe, ci fosse un biglietto anonimo e segreto con il nome del bestemmiatore segnalato) dovesse pagare una multa e venisse poi legato per alla colonna del palazzo della ragione per un’ora con una morsa appesa alla lingua; per i recidivi la multa aumentava e a quel punto la lingua veniva bucata.

Appena ne ebbe l’occasione, Clelia decise di tornare a Roma dove poi morì.
I cittadini di Sassuolo tuttavia, ancora oggi ricordano la Signora Farnese che un tempo governò la cittadina, omaggiandola con il nome di una via centralissima: via Clelia.

Via Clelia in centro a Sassuolo.