Un racconto di Giulia Paganelli
Un lunedì di settembre il tasto C4 del pianoforte nel salotto emise un suono vuoto.
Il dito indice della mano destra provò con rabbia a scuotere il silenzio che sembrava essersi impadronito del suo compagno, ma la certezza di aver smarrito qualcosa di importante restava vividissima. La mano, incerta, rimase sospesa nell’aria, come se aspettasse una risposta dal pianoforte o forse dalla memoria. Ma anche provando di nuovo a premere il tasto, la sensazione di vuoto rimaneva, come un nome che sfugge sulla punta della lingua. In un tentativo di riacquistare l’armonia perduta, la mano si spinse oltre il tasto C4, cercando conforto nell’accordo virtuoso di altre note. Ma la scala di suoni, anche se apparentemente intatta, sembrava ormai priva della sua parte divertente. E non si poteva di certo suonare senza ridere.
La mano, allora, decise di spostare il pianoforte, nella speranza che un cambio di scenario potesse cambiare l’acustica. Ma né sotto il sole dell’ovest, né sotto quello dell’est il tasto emise il suo suono di sempre. Le mani cominciarono a picchiettare sulle ginocchia in preda alla fretta di trovare una soluzione: accettare la perdita e saltare il tasto muto o provare a sostituirlo. Forse era meglio darsi tempo. Ma quando la sera giunse e il dito accarezzò di nuovo il suo compagno, il tasto rimase immobile nel suo silenzio. Allora la mano, spazientita, si posò di nuovo sulle ginocchia e si sorprese nel constatare che iniziando a battere i polpastrelli sulla rotula, sentiva nella memoria il tasto C4. Le scappò un sorriso e, ancora, continuò a suonare sulle ginocchia tutte le canzoni della loro vita fino a quando, esausta, non crollò sotto la fronte, come un cuscino a fine giornata.
I giorni trascorsero, scanditi dal ritmo calmo dell’autunno, mentre le mani si abituavano alla nuova superficie, trovando conforto nell’eco e nella memoria che ora parevano avvolgere ogni angolo. Per qualche tempo alla mano sarebbe bastato immaginare, ricordare, e lì, nel silenzio del salotto, il tasto C4 avrebbe continuato a suonare, chiaro e irriverente com’era sempre stato. Nel mentre avrebbe trovato un modo, si ripeteva, avrebbe trovato un modo per aggiustare tutto, un modo per suonare di nuovo il pianoforte senza sentire la mancanza del tasto. Così la mano passava sulle ginocchia gran parte del suo tempo, e poi sulla tavola, sulla ringhiera della scala, sul volante dell’automobile, sul cuscino prima di andare a dormire. Poteva sbizzarrirsi sullo sdraio in balcone o sulla panca in giardino, battere i polpastrelli addirittura nella vasca da bagno e contro la bottiglia dello shampoo, svegliarsi nel cuore della notte e farlo per qualche secondo, giusto il tempo di riaddormentarsi. E quando un giorno, in preda all’euforia di quel continuo tamburellare, premette i tasti del pianoforte il tasto C4 venne riempito di nuove cose e così avrebbe fatto per sempre lì nella stanza ogni volta in cui il silenzio del mondo e nuove mani ne avrebbero avuto bisogno, come un saluto che non conosce confini né fine.
Giulia Paganelli, scrittrice e antropologa, ha pubblicato per Sperling “Corpi Ribelli – Storie umane di Rivoluzione” nel settembre 2023, per Einaudi “Maleficae – i corpi avvelenati” a ottobre 2023 e per Storytel il podcast “Herbariae, streghe dell’anima mia” a novembre 2023.
Giulia ha scritto questo racconto per noi.