di Nicolas Friggieri

Tempo fa ho letto la mia cartella clinica di quando sono nato, c’era scritto che non avrei mai avuto possibilità di muovermi né di esprimermi in modo normale.
Quando sono nato ero piccolissimo, sono nato prima del tempo e sono stato quasi tre mesi in un’incubatrice a causa di una paralisi cerebrale.
Il mio primo ricordo d’infanzia lo trovo in un book fotografico, ho tre o quattro anni, alla fine degli anni 90, sono ancora sempre il più piccolo in mezzo agli altri bambini, piccolo e tracagnotto.
Alle superiori ero più in carne, massiccio, se alcuni miei compagni mi vedessero adesso non mi riconoscerebbero, ancora adesso molti mi chiedono “ma sei tu”?
Di animo sono sempre stato allegro, solare, la capacità di prendermi poco sul serio mi ha sempre aiutato tra tutte le difficoltà.
La cosa che cerco sempre di fare è “trovare il mio ritmo”. Mi spiego meglio: ogni cosa ha un suo ritmo, ogni situazione, ogni persona, bisogna cercare di immedesimarsi nelle cose e prenderne il ritmo appunto. A volte è necessario lasciarsi trasportare, mentre altre volte si deve prendere in mano la situazione per rendere al 100 per 100.
Il mio mantra è cercare di comunicare al meglio con le persone, creare un rapporto e trasmettere la mia carica anche agli altri.
Dentro di me ho un tumulto di emozioni, che spesso non faccio vedere agli altri. Con il passare del tempo scopro lati di me che non sapevo di avere, sono una persona curiosa, se qualcosa mi appassiona la vado a cercare, e poi approfondisco.

I miei tutori (quelli che indosso alle gambe) sono una parte di me. Sono il mio asse portante, io me li sposerei!
Ricordo da quando ero un bambino, le operazioni, la fisioterapia: ho perseverato, non ho mai mollato, non mollo neanche adesso, non mi pesa fare gli esercizi, perché so che mi fanno bene, che mi fanno sentire più forte.
A volte faccio cose da pazzo, non mi risparmio mai, vorrei non avere limiti, ma poi la mia caratteristica fisica mi porta a fermarmi e a dire: gestiamoci un attimo…
Io corro. Sia di mente, che di gambe, che di ruote. La paratletica su strada (le corse in carrozzina) che pratico da circa 5 anni mi fa sentire quel ritmo di cui parlavo prima, quella carica di cui non posso fare a meno.
Cosa mi dà fastidio? La gente che brontola senza motivazione, quella sempre negativa.
Sono sempre allegro, ma sono umano anche io, a volte ho paura di non farcela. Un paio di anni fa sono stato male e allora ho vacillato, mi sono chiesto “ritornerò come prima”? Il mio corpo era pesante, per me che sono una persona energica è stato brutto, una sensazione strana. La mia mente voleva andare, ma il mio corpo era spompato, non ascoltava più la mia testa perché andavano ad un ritmo diverso.
Allora ho rallentato e piano piano, grazie all’aiuto degli altri (i miei familiari e i miei amici sono fondamentali) sono tornato quello di prima.
Mio padre: è per me un termometro che misura la mia temperatura, e una medicina che mi mette a posto, che mi guarisce e mi tiene con i piedi per terra; è l’unica persona che mi capisce al novantanove per cento.
Molti mi chiedono come faccio ad essere sempre così carico e sempre allegro, ma sono anche molto duro con me stesso per controllare le mie fragilità, è come se dovessi sempre essere pronto ad affrontare ciò che mi succede. A volte penso che gli altri abbiano basse aspettative nei miei confronti (“Poverino…”), mentre penso che queste aspettative dovrebbero essere giuste, non ho niente di meno degli altri, solo delle caratteristiche diverse. Non mi devono rompere le scatole perché sono diverso.